Lo spettacolo “indecente” del Pd per colpa degli impresentabili. «Vadano a casa»

elezioni-regionali-impresentabili-770x577«Candidabile ed eleggibile» per Matteo Renzi ma «impresentabile» per l’Antimafia di Rosy Bindi. Vincenzo De Luca è il “pesce grosso” nella lista dei candidati che per la loro storia giudiziaria non ottengono dall’Antimafia la patente di legalità. Uno schiaffo sonoro in faccia a Renzi, che ancora al mattino, ignaro di tutto, dichiarava solenne: «Scommetto che nessun impresentabile, nessuno, verrà eletto». E solo ieri proclamava «con grande chiarezza dico che il Pd nelle sue liste per le Regionali non ha alcun impresentabile». A sera il premier si amareggia: «Mi fa molto male che si utilizzi la vicenda dell’antimafia per una discussione tutta interna, per regolare dei conti interno al Partito democratico: l’antimafia è un valore per tutti, non può essere usata in modo strumentale». Ribatte la Bindi: «Giudicheranno gli italiani chi davvero usa le istituzioni per fini politici, ma certamente non sono io». Fotofinish di campagna elettorale avvelenato, con tanto di resa dei conti tra i democrats. I renziani azzannano Rosy Bindi. De Luca si avvinghia con ancora più forza a Matteo Renzi (chiamato in causa già ieri con un «per il premier la Severino è un problema superabile») e oggi afferma: «Mi pare evidente che questa campagna di aggressione, eccessiva anche per Totò Riina, ha un solo obiettivo: mettere in difficoltà il Governo nazionale e Renzi. L’aggressione vera è al segretario del partito». Sulla Liguria e la Campania si gioca la vera partita delle regionali. Perciò il candidato del centrodestra Stefano Caldoro (che per il leader Ncd Angelino Alfano «si trova davanti ad un rigore a porta vuota”» ha gioco facile nel dire «De Luca non è impresentabile, ma ineleggibile». Dalle opposizioni si mette a vantaggio l’eclatante occasione, denunciando lo «spettacolo indecente» del Pd. Fino alla richiesta definitiva del leghista Roberto Calderoli: «Renzi si dimetta o ritiri De Luca». Sullo sfondo restano, come ombre pallide, i dati Istat del mattino sull’economia in ripresa ed il dibattito su un voto che porterà alle urne un terzo degli italiani. «Non si vota per il congresso Pd nè per il governo nazionale», ricorda con insistenza il premier. «Con un 4-3 Renzi dovrà andarsene», stressa Renzi Silvio Berlusconi. «Con un 4-3 il governo resta, il Cav non si dimise con un 10-2», fa da avvocato difensore Angelino Alfano.

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